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Abbazia di Monte Oliveto Maggiore

L’abbazia di Monte Oliveto Maggiore è situata nel comune di Asciano (SI), su un’altura coperta di cipressi, in una posizione suggestiva nel mezzo del deserto di Accona, circondata dallo scabro paesaggio delle Crete tormantate da ripidi calanchi. il grandioso complesso monastico si trova nell’area meridionale del comune di Asciano ed è tutt’oggi attivo; racchiude numerosi capolavori d’arte, una biblioteca con numerosi volumi antichi, pergamene e incunaboli.
L’abbazia venne fondata nel 1313 da Giovanni Tolomei, professore di diritto appartenente a una importante famiglia senese che, fattosi monaco, assunse il nome di Bernardo dopo essere entrato a far parte dell’ordine dei Benedettini. A 40 anni il Tolomei, insieme a Patrizio Patrizi e Ambrogio Piccolomini, si ritirò in questo luogo inospitale di proprietà della famiglia. La fondazione fu approvata nel 1319 dal Vescovo Guido Tarlati. Nel 1320 iniziò la costruzione del monastero e nel 1344 la Congregazione Olivetana ricevette la conferma da Clemente VI.
Il monastero assunse il nome di Monte Oliveto Maggiore per distinguersi dagli omonimi monasteri di Firenze, San Gimignano e Napoli. I suoi possedimenti si estendevano fino a Chiusure e alla val d’Asso. la sua influenza ebbe un ruolo importante nell’organizzazione agricola delle Crete, basata su aggregazioni fondiarie autonome coltivate a cereali in campi chiusi da filari di vire, detti comunemente anguillacci. Ma i monaci olivetani caratterizzarono la loro opera, oltre che naturalmente con la pratica religiosa, con una intensa attenzione alla cultura e all’arte dando un forte impulso, tra il XV e il XVI secolo alla tecnica artistica della tarsia in legno effettuata con il legno massello.
La via di accesso principale al monastero passa per un palazzotto medioevale con una massiccia torre merlata rettangolare e ponte levatoio, costruito nel 1393 a difesa del monastero, completato nel 1526 e ancora restaurato nell’800. Dal ponte si accede un viale in discesa in mezzo a alti cipressi, si sorpassa un peschiera costuita nel 1533 costurita per fornire il pesce ai frati nei periodi di astinenza dalla carne. Alla fine del viale appare l’imponente complesso dell’abbazia sulla quale svetta il campanile romanico-gotico alto 47 metri.
Architettonicamente il monastero è un complesso insieme di edifici costruiti tra il XIV e il XVIII secolo, articolati intorno a tre chiostri di differente dimensione: il Chiostro Grande, il Chiostro di Mezzo e il Chiostro Piccolo. La chiesa (1400-1417) è sul lato settentrionale e ha una facciata cotica con un elegante portale ed un articolato complesso absidale. Racchiude vari capolavori di Giovanni Antonio bazzi detto il Sodoma e un coro ligneo, opera d’intaglio e intarsio di fra’ Giovanni da Verona, prova dell’ecclesa abilità tecnica e artistica raggiunta dagli intarsiatori olivetani.
Il chiostro grande ospita, nel porticato, oggi protetto da vetrate, una serie di affreschi sulle storie di San Benedetto eseguiti da Luca signorelli nel 1497 e dal Sodoma tal il 1505 e il 1507. Le opere sono considerate una della maggiori testimonianze della pittura italiana del rinascimento. Gli affreschi narrano la vita e le gesta di San benedetto, come le ha narrate San Gregorio. La serie di affreschi mostra un contrasto di stile netto tra la sobrietà del Signorelli e la vitalità del Sodoma dalla personalità eccentrica. Sulla realizzazione delgi affreschi si narra di numerosi contrasti tra il Sodoma e i Frati che avevano indubbiamente personalità oposte. Pare, ad esempio, che non accordandosi con un aumento del compenso con l’abate, il Sodoma decise di risparmiare a suo modo, nascondendo negli affreschi quasi tutte le mani dei frati nei sai. Le mani infatti sono uno dei particolari piu laboriosi in uon affresco, e l’artista cosi risparmiava tempo, adeguandosi, a suo modo al risparmio.
La parte più interna del Cenobio, distribuita intorno al Chiostro di Mezzo e al Chiostro Piccolo (anch’essi quattrocenteschi) è riservata alla clausura e non è visitabile dai turisti, ma conserva alcune opere di grande pregio tra cui il refettorio, un grande ambiente a volte decorato da affreschi di fra’ Paolo Novelli (1670).
La sala della biblioteca fu progettata invece da fra’ Giovanni da Verona, così come la solenne basilica a tre navate su capitelli corinzi. Nell’attigua biblioteca monastica sono ospitati circa 40.000 volumi e opuscoli, codici pergamenacei e incunaboli, parte dei quali nel celebre laboratorio di restauro del libro antico dove lavorano i religiosi stessi e grazie al quale l’abbazia gode fama internazionale di centro di cultura artigianale e artistica. La farmacia infine raccoglie una importante collezione di vasi seicenteschi per medicamenti.
Di recente è stato creato un un Istituto di Patologia del Libro che ha raggiunto una grande notorietà, rinvigorendo così un’antica vocazione; adesso monaci altamente qualificati si occupano del restauro e della rilegatura di pergamene e libri antichi.